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Da Grierson a Deleuze, da Benjamin a Bazin e Rancière, il volume ricostruisce le principali posizioni teoriche (politiche, antropologiche, estetiche...) che hanno accompagnato, dai primi anni Venti del Novecento a oggi, il film documentario come genere fondamentale, e radicalmente altro, dell'arte e pratica cinematografica.
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Nell'era delle «fake news» e dei «fatti alternativi» e della diffusione di film e video su piattaforme come YouTube, Twitter e Instagram, il documentario è una pratica rilevante non solo per i media e la cultura, ma anche per i contesti sociali e le scienze naturali, ogni qual volta questi si servono di rappresentazioni visive. Tutte le nuove varietà documentarie non possono essere comprese senza cercare il loro fondamento nella teoria. Utilizzando esempi tratti dalla gloriosa storia del cinema documentario – i Lumière, Flaherty, Ruttmann, Ivens, Vertov, Rouch, Buñuel, Marker, Kluge, Lanzmann, Wiseman, Varda, Moore... –, Oliver Fahle presenta le diverse problematiche e discute concetti che oggi sono più che mai attuali, come verità documentaria, autenticità, realtà e finzione, conoscenza e testimonianza.