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Nella seconda metà dell'Ottocento l'Agro romano è nelle mani di un ristretto numero di persone che hanno consolidato nel tempo una struttura produttiva quasi interamente fondata sull'utilizzo di forza lavoro nomade.
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I "guitti" arrivano sul finire dell'autunno per restare tutto il tempo della lavorazione delle terre, lavoratori stagionali ma nella sostanza veri e propri nomadi, immigrati dalle regioni più povere e desolate. Dopo il 1870, la grande edificazione della capitale continua a fornire lavoro; i guitti diventano manovali e carpentieri, spaccasassi e badilanti. Sono loro che testimoniano la storia della terza Roma, mai cittadini e padroni a causa di un potere centrale e amministrativo sempre più lontano dalla realtà della città.