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Vaticano e rendita immobiliare. Servizi pubblici. Piano regolatore e standard urbanistici. Questi gli ingredienti di una vicenda inspiegabilmente occultata tra le pieghe della Storia.
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Con la sua capacità di assumere decisioni innovative e scomode, Ernesto Nathan cambiò per sempre il destino della Capitale (e forse dell'Italia) a cavallo degli anni dieci del Novecento, compiendo un miracolo: fare dell'amministrazione di Roma un modello ancora insuperato, con successi eclatanti, quali la scuola elementare laica per tutti, grazie alla realizzazione di un numero senza precedenti di istituti con una didattica innovativa; un'edilizia pubblica che lascerà un'impronta duratura; concorrenza ai privati con servizi pubblici all'avanguardia; coinvolgimento nella gestione della cosa pubblica di intellettuali «disorganici», come Maria Montessori, Sibilla Aleramo e Vincenzo Cardarelli, ma anche di amministratori che decidono in base a studi e comparazioni con l'estero. Mette in gioco una categoria interclassista e avveniristica, quella dei consumatori, e garantisce il rispetto rigoroso del bilancio unito alla partecipazione dei cittadini, con referendum e comitati di quartiere. Se da sempre la storia di Roma è la storia d'Italia, decifrarne le svolte decisive getta luce su ciò che siamo oggi. Far rivivere l'esperienza di questo personaggio di statura internazionale ne rivela il carattere geniale e anticonformista delle scelte e apre non pochi interrogativi, non ultimo: perché è ricordato solo con una piccola strada periferica nel quartiere degradato della Magliana?