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'New York: la citt` dove ero stato, dove ero fuggito dall'Italia, l'Italia di allora! quando ancora ero quasi adolescente; dove avevo vissuto lungo tempo con la speranza di diventare cittadino americano; infine ne ero partito sconfitto per non tornarci piy'. Cosl, nel 1979, Soldati rievocava il +sogno; di America primo amore.
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Ha scritto Lorenzo Mondo: +Fra quanti coltivarono da noi, negli Anni Trenta, il mito dell'America, Soldati fu uno dei pochi ad avere calcato il suolo degli States, ricavandone suggestioni esistenziali anzichi politiche e letterarie. Non che mancassero le giuste intuizioni critiche su quella nuova realt`, a met` strada fra l'America "amara" di Cecchi e l'esaltazione volontaristica dei Vittori-ni e dei Pavese. Ma il continente spazioso e aperto come il mondo, che il giovane borsista della Columbia University dovette abbandonare dopo averlo fortunosamente raggiunto, rendeva l'immagine tutta privata dell'usura e del vuoto che sta dietro a ogni utopia o alla sua caricatura; suggeriva la sorda inerzia e lo strappo doloroso che conclude ogni grande appagamento, ogni identificazione o riconoscimento. Oltre la febbre della crescita tumultuosa, c'erano nell'America di allora, sullo "schermo gigante" di cui parlava Pavese, altri motivi che potevano sorprendere Soldati e carpire la sua adesione: il contrasto fra la metropoli e la provincia che si ripeteva con passione rovesciata -attrazione o rifiuto - nel rapporto fra l'America dei grattacieli e l'Europa dei 'vieux parapets'; il dissidio stesso tra anima puritana e corpo pagano quale si affermava in una formula, fortunata per quanto contestata, di Beniamino De Ritis'.