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Nel 1972, tra la fine del quarto matrimonio e la convivenza con quella che sarebbe diventata la sua quinta moglie, Philip K. Dick entrò in una fase di blocco creativo.
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Per mesi non scrisse nulla, se non il testo di una conferenza tenuta a Vancouver, Uomo, androide e macchina, alcuni versi e una serie di missive, che riunì sotto il titolo La ragazza dai capelli scuri a formare «una collezione di lettere personali e di sogni a cui spetta il degno compito artistico di dipingere ciò che di nobile e bello c'è nell'umanità». Rifiutata da diversi editori, la silloge vide la luce postuma nel 1985, arricchita da una serie di ulteriori scritti. Libro di straordinaria sincerità, è il racconto potente e inquieto del complicato rapporto tra Dick e le donne, che si tratti della madre, della gemella morta a pochi giorni di vita, delle mogli e delle innumerevoli "ragazze dai capelli scuri" che hanno popolato il suo immaginario, i suoi desideri e i suoi libri. Tra considerazioni personali, rievocazioni di sogni, messaggi, misticismo, illuminanti riflessioni sui confini di ciò che è "umano", in queste pagine Dick si mette a nudo, svelando le proprie ossessioni e la propria ricerca di un senso, e offrendo al lettore una preziosa occasione per cogliere la decisiva, mai lineare connessione tra la sua arte e la sua vita.
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