Un grande albo silenzioso, con fustellature che aprono varchi scenografici, come quinte teatrali e che circondano il lettore attraendolo letteralmente all’interno della giornata di Dorotea. Suonato il campanello, la pingue maialina ci apre la sua porta: anche se è al telefono possiamo entrare.
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Introdotti dentro lo spazio quotidiano e casalingo di Dorotea, siamo spettatori delle piccole e grandi avventure di una mamma e del suo figlio maialino ma siamo anche invitati e co-protagonisti di una illustrazione che chiama costantemente il lettore dentro la dimensione narrativa. In questo senso le fustellature sono scorci che invitano il lettore a guardare, scorgere, a toccare, scostare la tenda, varcare la soglia, entrare nella stanza successiva. È un incalzare quasi inconsapevole (avete notato il pendolo che si riflette nella seconda pagina? Deve trovarsi proprio dietro alle nostre spalle!) che rende questo silentbook un’esperienza sotto tutti i punti di vista.
Lo spettacolo a cui assistiamo è la vita vera, fatta di maialini che accorciano le frange dei tappeti e di mamme in vestaglia con i fazzoletti moccicosi appollottolati in tasca, ma anche la vita di chi ha il tempo di indossare un grembiulino a quadri e fare una torta, mentre sotto la credenza un topino aspetta il suo turno per godere del dolce. Nel frattempo il rumore dalla porta che dà sull’altra stanza chiama, la cena è pronta, gli ospiti pingui ed allegri si godono la cena, maialino è irrequieto e travolge il tappeto… i saluti, gli sguardi lieti, i capelli sfatti, i baci odiati. E poi le lampade ad olio e i puntaspilli a forma di riccio, le vasche da bagno con i piedini di porco e il pavimento con le piastrelle che sembrano sempre storte, la caldaia a legna e i mutandoni orgogliosi e lindi, le maniche a sbuffo e i colletti di pizzo… tutto si svolge con molle e tranquilla pazienza, con la sapienza serena di chi attraversa la giornata semplicemente lieto di essere lì, dove deve essere. La notte finalmente giunge, con le sue cuffie, i vasi da letto e le coltri pesanti, chiusura goduta di una giornata pesantemente intesa, mentre il riflesso lieve della luna oltre la finestra, sul recinto irregolare, ribadisce la sua genuina e intensa bellezza.
Lo stile della autrice e illustratrice tedesca, fatto di ombreggiature a china, fitte e profonde, e di dettagli perfetti e imperfetti nella loro autenticità, echeggia quello di Sendak. Le tinte pastello tenui e curate (guardate la palette dell’orto di notte!), la casuale disposizione di elementi armonici ed esatti riesce a rendere partecipe il lettore di una vita lontana eppure così desiderabile e vera. Si sentono gli odori, si tocca la pesantezza delle tende che si scostano e il freddo del pavimento che il piede tocca prima di entrare in vasca.