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La gestazione del bombardamento di Roma fu lunga e travagliata. Gli alleati furono indotti a usare prudenza e a ripetuti rinvii dal timore che l'odio delle popolazioni colpite si rivolgesse contro di loro, ma anche da ragioni militari e di politica interna, specie da parte statunitense.
[...] I tentativi della diplomazia vaticana di impedire che la guerra coin-volgesse la città, con lo Stato del Vaticano a ridosso del suo centro storico, furono destinati al fallimento, in parte per le mancate condanne o i silenzi imputati a Pio XII, in parte maggiore perché Roma era la capitale del fascismo, ma soprattutto per l'impossibilità asserita dai contendenti di garantire dei "santuari" nei luoghi di combattimento. Attraverso un'attenta considerazione dei documenti disponibili, il libro descrive il crescente disagio morale e materiale della popolazione e il progressivo coinvolgimento della capitale nella guerra. Ripercorrendo l'evoluzione teorica e pratica dei bombardamenti aerei, ricostruisce gli eventi che hanno segnato la sorte di tanti quartieri romani, dei Castelli Romani e di Montecassino, rimandando la responsabilità maggiore di tante tragedie alle "logiche inevitabili" della guerra moderna e a chi, pur avendone una precisa nozione, ha voluto a tutti i costi entrare nel vivo del conflitto. Seguendo quelle "logiche inevitabili", mette in evidenza l'esistenza di una strategia nei bombardamenti aerei che ha trasformato in protagonisti i civili, nel caso specifico dapprima per portare al collasso il fascismo, quindi per sollecitare il governo badogliano alla resa, poi per isolare l'occupante nazista.