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Ian McEwan si confronta con un nuovo genere di romanzo in "Macchine come me". Il grande narratore fa una cosa interessante: innesta il romanzo di fantascienza su una struttura distopica al passato prossimo, immaginando un passato alternativo dove Alan Turing non è morto e dove esiste un’intelligenza artificiale che ha battuto l’uomo.
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Siamo nel 1982 e in questo passato alternativo i personal computer esistono fin dalla metà degli anni ’60, esistono macchine automatiche, chiamate automaton, guidate da algoritmi capaci di elaborare e risolvere i paradossi del trolley in tutte le loro varianti. In questo mondo alternativo, Charlie Friend è un trentaduenne da sempre appassionato di fisica e tecnologia ma che, privo delle qualità intellettuali per eccellere in quei campi, ha studiato un po’ di antropologia per poi finire per laurearsi in legge e, ironicamente, finire per avere problemi con la legge per speculazione finanziaria.