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LA GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL'IMPEGNO A LATINA: ECCO LE RAGIONI

LA GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL'IMPEGNO A LATINA: ECCO LE RAGIONI

Comunale di Campodimele

Si svolgerà domani in tutta Italia e sabato a Latina la diciannovesima edizione della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, promossa dall'associazione Libera e dall'associazione Avviso pubblico.
La Giornata della memoria e dell'impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Oltre 900 nomi di semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle Forze dell'ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il proprio dovere. «Ma da questo terribile elenco – sottolinea Libera – mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare».

Perché Latina.
Perché Latina, quest'anno, è presto detto. E' una provincia segnata da una presenza sempre più grave e diffusa delle mafie, in particolare camorra e ‘ndrangheta, che inquinano l'economia e la politica, distruggono il paesaggio e avvelenano l'ambiente.
Dai traffici illegali di rifiuti intorno alla discarica di Borgo all'abusivismo edilizio che aggredisce aree di straordinario pregio, come il parco nazionale del Circeo; dal caporalato nelle campagne agli accordi tra Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta per spartirsi il mercato ortofrutticolo di Fondi; dagli investimenti nell'edilizia a quelli nel commercio e nella ristorazione: le indagini della magistratura rivelavano sempre di più quanto siano profonde le radici delle mafie in questo territorio.
Buona parte del litorale laziale, dal sud pontino fino a Civitavecchia, passando per Nettuno, Anzio e Ostia, è oggetto, ormai da tempo, di traffici e attività illecite, investimenti criminali, vere e proprie forme di radicamento mafioso, capaci anche di condizionare l'amministrazione pubblica, come dimostrano sia lo scioglimento per mafia del Comune di Nettuno che i risultati della relazione della Prefettura di Latina sui condizionamenti criminali che avrebbero dovuto portare allo scioglimento di quello di Fondi. «Un provvedimento doveroso, la cui mancata adozione rappresenta ancora oggi una ferita per la credibilità delle istituzioni», si legge sul sito di Libera.
A Latina, dunque, anche per sottolineare l'urgenza di un impegno in quei territori di frontiera che rischiano di restare nell'ombra ma anche per raccontare una Regione, il Lazio, e una Capitale, Roma, che sempre di più subiscono l'ingerenza delle organizzazioni criminali. A Latina, infine, anche per il ventennale dell'uccisione di don Peppe Diana, che ha pagato con la vita il coraggio della testimonianza e delle denuncia, per ricordare insieme ai familiari tutte le vittime innocenti delle mafie.

L'analisi della Dna
Il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana de Martino, nella sua relazione confluita nel Rapporto Dna 2013, scrive, da pagina 841, che «la provincia di Latina ha da sempre subito le infiltrazioni dei gruppi criminali organizzati, soprattutto di matrice campana, – invogliati per la vicinanza geografica e per la minore pressione investigativa rispetto ai territori di origine – ad estendere la loro operatività nel Basso Lazio, come accertato da vari procedimenti penali. Recenti attività giudiziarie hanno documentato l'interesse dei sodalizi camorristici ad investire in quel territorio, caratterizzato da importanti attività commerciali (tra tutte quelle relative agli stabilimenti balneari, alle attività ricettive del litorale, ed al turismo). I reiterati interventi nei confronti dei prestanome del clan Mallardo, che hanno condotto al sequestro di un patrimonio imponente soprattutto in campo immobiliare, hanno in gran parte interessato la provincia di Latina. Quanto ai gruppi calabresi e siciliani, le pesanti infiltrazioni, soprattutto nell'area di Fondi ove è ubicato uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d'Europa, si desumono dalla sentenze relative ai procedimenti Damasco e Sud-Pontino».

Proprio per monitorare ed arginare le infiltrazioni nel tessuto economico e commerciale, il Ministero dell'interno ha inserito la provincia di Latina nel progetto del Desk interforze per le indagini patrimoniali.
Nell'area compresa tra Cisterna di Latina, Anzio e Nettuno era operativo il clan Schiavone-Noviello. Il processo si è concluso con pesanti condanne, confermate in appello, per 416 bis, estorsioni ed altri gravi reati.
Tra le attività delittuose più diffuse sul territorio della provincia di Latina vi è sicuramente il traffico di stupefacenti ma il capitolo sulla criminalità nella zona di Latina non può essere analizzato senza citare le famiglie rom Ciarelli e Di Silvio, da molti anni egemoni sul territorio, tra loro confederate e impegnate in varie attività criminali: la prima soprattutto nell'usura e nelle estorsioni, la seconda maggiormente nelle rapine e nel traffico degli stupefacenti.

Infine, nella provincia di Latina sono particolarmente frequenti gravi intimidazioni. Risultano infatti numerosi attentati, incendi dolosi ed intimidazioni nelle città di Fondi, Terracina, S. Felice Circeo, Sabaudia, Cisterna, Aprilia, Priverno e Latina. «Tale fenomeno è talmente diffuso – chiosa il pm de Martino – da aver assunto caratteristiche "endemiche". Le attività investigative in corso dovranno chiarire se si è in presenza di episodi di microcriminalità o se si tratti di manifestazioni intimidatorie finalizzate ad imporre gruppi criminali nella gestione delle attività economiche e commerciali».
r.galullo@ilsole24ore.com